Intervista a Edoardo Valori

di Cesco Reale

Uno dei più titolati campioni di Giochi Matematici a livello internazionale è un italiano, Edoardo Valori, di Sassari, ben noto agli addetti ai lavori: laureatosi in Ingegneria delle Telecomunicazioni presso la prestigiosa Scuola Sant’Anna all’Università di Pisa, oggi vive e lavora in Germania a Düsseldorf, occupandosi di tecnologia GPS presso Intel. Lo abbiamo intervistato per provare a carpirgli qualche segreto sui suoi successi.

Edoardo, ci conosciamo dagli anni di Ingegneria a Pisa, ma la tua fama ti aveva preceduto grazie agli ottimi risultati alle Olimpiadi della Matematica. Come è stata quella avventura?

Tutto cominciò in una torrida mattina di dicembre 1997, quando la professoressa di matematica entrò in classe e chiese: “Chi è che vuole fare le olimpiadi della matematica?”.
Prima di allora per me la matematica era una materia come un’altra. Sì, era quella in cui andavo meglio, ma non pensavo che esistessero delle competizioni apposite sulla materia.
Rimasi anch’io sorpreso quando, dopo le gare provinciali e nazionali (dove arrivai sesto) e lo stage di selezione di Cortona, ricevetti la convocazione per le Olimpiadi di Matematica di Taiwan. E l’anno dopo a Bucarest (dopo un terzo posto alla gara nazionale). Tuttavia a livello internazionale la concorrenza era troppo forte, in entrambi i casi non riuscii a vincere nient’altro che… qualche partita a carte con i compagni di stanza.

Con tutto quello che i matematici dicono sugli ingegneri, come mai hai scelto Ingegneria e non Matematica?

Perché il matematico dimostra che la soluzione esiste, l’ingegnere la trova 🙂
Ad esempio, per i matematici i Giochi, rispetto alle Olimpiadi, hanno il pregio di essere aperti a tutte le fasce d’età, ma il difetto di basare la valutazione sul solo risultato numerico, senza tenere conto del procedimento.
Per me invece entrambe queste differenze sono pregi, perché fare i conti senza sbagliare è proprio uno dei miei punti di forza (e meno male, perché se un ingegnere sbaglia i conti son dolori).

Poi è iniziata l’avventura dei Giochi Matematici: tre vittorie a Parigi, in tre categorie diverse e da tre nazioni diverse: un record! Raccontaci i dettagli.

Furono proprio gli amici delle Olimpiadi, poi quasi tutti iscritti alla Normale, a farmi conoscere i Giochi nel 2000. E così arrivò il primo successo nel 2001 nella categoria L2. Poi nel 2002 e nel 2005 mi qualificai di nuovo per Parigi, dove partecipai in HC, ma lì ovviamente la concorrenza era più ostica e non riuscii a raggiungere il podio.
Poi, dopo un “rovinoso” settimo posto a Milano in GP nel 2007, un amico emigrato in Svizzera (di cui non posso fare il nome per  riservatezza) mi disse: “Perché non vieni a fare i Giochi in Svizzera?”. Nel 2008 feci quindi la semifinale a Zurigo e la finale a Losanna.
Così andai a Parigi direttamente dalla Germania, dove mi ero appena trasferito, ancora cittadino italiano, ma qualificato come concorrente svizzero. La vittoria del 2008 fu la più netta (20 punti contro i 15 del secondo), anche perché ero nella categoria GP, nella quale erano ammessi solo quelli che nei due anni precedenti non erano già andati a Parigi.
Nel 2011 andai in Belgio semplicemente perché era la sede più vicina a casa 🙂
Dopo aver vinto L2 e GP, il mio ultimo obiettivo era quello di partecipare in HC finché non avessi vinto. Non pensavo di raggiungerlo così presto, ma tanto meglio.
Ora per un po’ rimarrò fuori dai Campionati, però magari verrò a trovarvi una volta a Caldé!

Ma svelaci qualche tuo segreto: quali sono i fattori che ti hanno permesso di vincere e di restare ad alti livelli ?

Secondo me molto di quello che serve per vincere si può imparare: ci sono tecniche per sapere se un numero è divisibile per 3, per 8, per 11; ci sono tecniche per calcolare velocemente il quadrato di un numero (la più veloce è impararli tutti, ho una lista dei primi 150 quadrati e dei primi 30 cubi che quest’anno ho ripassato prima di ogni
gara); ci sono tecniche per moltiplicare due numeri. Poi, risolvendo tanti problemi degli anni passati, si impara con l’esperienza quale dei possibili modi per risolvere un certo problema è quello più facile e/o veloce.
La maggior parte di queste tecniche non le ho studiate su qualche libro, le ho trovate da solo nel giro degli ultimi 28 anni (da quando so contare, insomma).
Infine, specificamente per questi Campionati, ci sono piccole considerazioni tattiche che sicuramente non bastano, ma mi hanno dato magari quel 5% in più per arrivare primo e non secondo: usare tutto il tempo a disposizione per ricontrollare i problemi già fatti; saltare i problemi più facili e risolverli solo nell’ultima ora, quando non sono abbastanza lucido per fare quelli difficili.

Dalla scuola all’università, dall’università al lavoro: oggi come entra la matematica nella tua attivitá professionale?

Il mio lavoro è sicuramente lontano dalla matematica complessa che si studia a scuola o all’università; ciononostante nel mio lavoro c’è molta matematica di base. Innanzitutto faccio molta analisi statistica dei dati, e lì tutti i concetti fondamentali di calcolo delle probabilità mi vengono in aiuto.
Per molte relazioni fra grandezze (frequenza, temperatura, velocità, corrente) ci sono modelli matematici, non sempre lineari. Poi spesso mi trovo a dover fare approssimazioni “furbe”, trovando il compromesso fra accuratezza e velocità di esecuzione di un algoritmo.
In generale mi imbatto in equazioni di primo grado, polinomi, sistemi lineari, minimi quadrati, conversione di unità di misura, ecc.; ogni tanto mi è capitato di fare persino qualche derivata. Certo, i calcoli li fa Matlab, ma devo essere sempre in grado di capire se i risultati hanno senso.

Insomma, un bell’esempio di come vivere la passione matematica sia nel lavoro che nel gioco! Grazie Edoardo, ti aspettiamo a Caldè per il Festival 2012!